lunedì 28 maggio 2012

In prima linea contro le mafie

Dal link: http://www.cattolicanews.it/6653.html

In prima linea contro le mafie

Siglata la convenzione con l’Università di Palermo per varare il primo Corso di alta formazione per amministratori giudiziari di aziende e beni sequestrati e confiscati . Alla firma presente il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso

Corsi e Master, Milano
Pubblicato: 21 maggio 2012

di Francesco Colamartino

firma convenzione
«La mafia teme la scuola più della giustizia». Le parole di Antonino Caponnetto, riprese da molti dopo il drammatico attentato all’istituto Morvillo Falcone di Brindisi, inquadrano molto bene anche la convenzione che l’Università Cattolica e l’Università degli studi di Palermo hanno siglato sabato 19 maggio per l’attivazione del primo corso di Alta Formazione per amministratori giudiziari di aziende e beni sequestrati e confiscati al crimine organizzato nel nord Italia, che si terrà dal prossimo novembre fino a febbraio 2013 nella sede di largo Gemelli.
Una mattina di grande passione civile per il progresso nella lotta alla mafia rappresentato dalla firma della Convenzione, ma anche di tristezza e sconforto per l’attentato di Brindisi che ha sconvolto l’Italia poche ore prima. Il prorettore vicario Franco Anelli ha introdotto l’incontro soffermandosi sull’alto valore simbolico della sfida che i due atenei hanno lanciato alle mafie, proprio nel giorno in cui si è consumato un atto che ha colpito la scuola dedicata alla moglie di Giovanni Falcone nel giorno in cui la città pugliese attendeva l’arrivo della Carovana Antimafia di Libera. «Con questo master la lotta alla mafia riparte dai giovani, ed è per questo un gesto molto significativo - ha detto Livia Pomodoro - soprattutto quando la mafia cerca di soffocare sul nascere i suoi futuri avversari, che sono proprio i giovani». «Colpire una scuola come è successo questa mattina a Brindisi - ha aggiunto - è la sua tipica simbologia di morte».
Il direttore dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata Giuseppe Caruso è convinto che «con l’aggressione ai beni patrimoniali si chiude il cerchio della lotta alla mafia». «Spogliare i mafiosi dei loro beni - ha detto - significa infatti renderli meno credibili. È un po’ come dire: il re è nudo». E “denudare il re” è proprio la missione degli amministratori che si formeranno nel nuovo corso. Dovranno essere in grado di rimettere in sesto e rendere più redditizi i beni confiscati alla mafia per poi restituirli alla collettività. La scelta di Milano come sede non è casuale, poiché il capoluogo lombardo «è un ottimo osservatorio per capire le ramificazioni della mafia al nord» ha detto il Presidente della Corte d’Appello Giovanni Canzio, ricordando che «la Lombardia è la quinta regione per beni confiscati alla mafia dopo Sicilia, Campania, Calabria e Puglia».
Milano è anche sede dell’Expo 2015 su cui «l’attenzione della Procura è massima per il rischio di infiltrazioni mafiose», ha aggiunto il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Milano Edmondo Bruti Liberati. La crisi può infatti «alimentare investimenti a rischio, soprattutto in un momento come questo in cui le mafie al nord hanno assunto un profilo aziendale e riescono a garantire alle imprese legali quella liquidità che le banche non concedono più», ha spiegato il preside della facoltà di Giurisprudenza e direttore del Centro Studi “Federico Stella” sulla Giustizia penale e la Politica criminale (Csgp) Gabrio Forti.
Il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, con la voce rotta dal dolore per i fatti di Brindisi, che l’hanno costretto a lasciare l’incontro subito dopo la firma della convenzione, ha ricordato che «i beni confiscati alla mafia sono in condizioni tali che spesso c’è bisogno di altri beni e di altri soldi per poterli gestire» e che «l’azienda mafiosa vive in un mercato drogato, senza concorrenza, senza sindacati e con il denaro a costo zero». «È quindi difficile - ha aggiunto - che dopo la confisca riesca a reggere in un mercato sano», per poi concludere che questo è proprio il grande traguardo che il nuovo corso si prefigge di raggiungere».
Al termine del suo intervento la firma della convenzione tra le due università e di altri due protocolli di collaborazione, l’uno dalla Procura nazionale antimafia, nella persona del procuratore nazionale Piero Grasso, l’altro dal Tribunale di Milano, nella persona del presidente Livia Pomodoro. Pietre miliari nella lotta alla mafia, poche ore dopo è elogiate anche dal vicesindaco di Milano, Maria Grazia Guida, nel presidio di solidarietà per le vittime dell’attentato di Brindisi tenutosi in Piazza della Scala. 

Francesco Colamartino

venerdì 25 maggio 2012

Test orientamento lavoro

 

Test orientamento lavoro. Il tuo profilo : ARTISTICO CREATIVO

Il tuo risultato suggerisce la possibilità che tu possa appartenere al profilo "Artistico Creativo". Le persone come te sono interessate alla creatività e all'arte, hanno in genere uno sviluppato senso estetico e capacità di produrre elaborati originali, gradevoli e accattivanti. Rispetto alle regole e alle procedure hai una buona dose di insofferenza. Prima di tutto viene la tua libertà personale. Solo così riesci ad esprimere al meglio le tue potenzialità e le tue capacità. Puoi lavorare in gruppo ma non disdegni il lavoro in solitudine. La condizione, comunque, è che nessuno ponga limiti o tenti di irregimentare la tua creatività. Persone con le tue caratteristiche ricoprono frequentamente i ruoli di designer, webmaster, creativo, copywriter, creatore di pubblicità, fotografo, artista, cantante, stilista, musicista, scrittore o perfino attore..

mercoledì 23 maggio 2012

[...] tutto sta nel poco. Il bambino è piccolo, e racchiude l'uomo; il cervello è limitato, e contiene il pensiero; l'occhio è soltanto un punto, e abbraccia leghe e leghe.

- Alexandre Dumas (figlio) -

Mafia, vent'anni dalla strage di Capaci

Dal "Corriere della Sera" al link: http://www.corriere.it/cronache/12_maggio_23/mafia-capaci-commemorazione_a904bff6-a49b-11e1-80d8-8b8b2210c662.shtml

Mafia, vent'anni dalla strage di Capaci

Nell'attentato morirono Giovanni Falcone, la moglie
e tre uomini scorta. La diretto video da Capaci

MILANO- Vent'anni fa, il 23 maggio 1992, alle 16.58, l'esplosione innescata da oltre mezza tonnellata di tritolo sotto l'autostrada Palermo-Mazzara del Vallo, all'altezza del piccolo comune di Capaci, provocò un tuono il cui eco continua ancora oggi ad attraversare le memorie di un Paese che da quel giorno non è più lo stesso. Quella voragine di trenta metri, infatti, non uccise soltanto il giudice antimafia Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, e i tre agenti di scorta, Rocco Dicillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro, ma aprì soprattutto uno squarcio nelle coscienze ferite degli italiani, che in quel pomeriggio di primavera impararono a familiarizzare con la spietata strategia del terrore, che sarebbe durata oltre un anno, adottata dalla mafia per colpire al cuore le istituzioni con l'obiettivo di minarne la sovranità.
LA GIUSTIZIA- L'Iter giudiziario è lungo e complesso. Fatto da depistaggi e colpi di scena. Gli inquirenti ancora adesso indagano per accertare le responsabilità, avvalendosi tra l'altro della collaborazione di Gaspare Spatuzza. Proprio le sue parole potrebbero portare a una svolta. L'unica cosa certa è che l'esecutore materiale della strage di Capaci fu un commando composto da almeno 5 persone, tra le quali vi era il boss Giovanni Brusca: l'uomo che materialmente schiacciò il pulsante che fece detonare la bomba.
LE CELEBRAZIONI- Ma oggi è il momento del ricordo. Dalle dieci la diretta video sul Corriere.it da Capaci per seguire minuto per minuto tutte le celebrazioni. 

Redazione Online 
23 maggio 2012 | 8:29 
© RIPRODUZIONE RISERVATA

martedì 22 maggio 2012

Nadal: "Roma, che soddisfazione"

Dalla "Gazzetta dello Sport" al link: http://www.gazzetta.it/Tennis/21-05-2012/nadal-roma-che-soddisfazione-djokovic-a-parigi-saro-top-911294261531.shtml

 

Nadal: "Roma, che soddisfazione"
Djokovic: "A Parigi sarò al top"

ROMA, 21 maggio 2012

Lo spagnolo festeggia la sua vittoria al Foro Italico: "C'erano tutti i più forti e non ho lasciato un set. La mia stagione sulla terra è iniziata alla grande". Il serbo: "Il bilancio della settimana è comunque positivo"

Onore al vincitore. In un Foro Italico ormai deserto, Rafael Nadal deve firmare ancora tanti autografi prima di lasciare Roma. Novak Djokovic ha detto che lo spagnolo non ha dovuto giocare il suo miglior tennis per conquistare il titolo, ma Rafa probabilmente la vede come una trappola e controbatte: “Pensate sia stata una brutta finale? Non pensavo di poter far meglio di così. Sto provando a giocare più vicino alla linea di fondo, ma contro Novak non è facile se il servizio non funziona al cento per cento. In ogni caso ho vinto per la sesta volta e sono contento, perché c’erano tutti i più forti e non ho lasciato un set”. 

NUMERO 2 — Grazie a questo successo, Nadal arriverà a Parigi da numero 2 del ranking. “Sicuramente 2 è meglio di 3 e 1 è meglio di tutto. In questo periodo è normale cambiar posizione – analizza lo spagnolo – lo sarà ancora di più dopo il Roland Garros e Wimbledon”. Già, Parigi, la vittoria numero 7 sarebbe un record. “Ma qui siamo a Roma e voglio sottolineare l’importanza di questo torneo: vincerlo è una soddisfazione personale. La stagione su terra è iniziata alla grande, a parte l’errore di Madrid”.
RACCHETTE — E Djokovic? Lascia Roma amareggiato per il mancato bis e con due racchette rotte sul groppone. “Non so cosa dirvi, sono le mie emozioni sul campo, io le mostro tutte, anche quelle brutte. Rafa è il più forte giocatore di tutti i tempi su questa superficie e le due vittorie dello scorso anno (Madrid e Roma) mi avevano dato fiducia, ma se non sfrutti le occasioni che ti offre, diventa dura”. Il bicchiere del serbo, però, è mezzo pieno. “Ho commesso molti errori come non dovrebbe succedere quando affronti Nadal, ma il bilancio della settimana è positivo, sul campo mi sento bene e con pochi aggiustamenti a Parigi sarò al top”. E’ iniziata la caccia ai quattro Slam consecutivi.

Claudio Lenzi
 © RIPRODUZIONE RISERVATA

lunedì 21 maggio 2012

Roma, trionfa Nadal: 6° centro

Dalla "Gazzetta dello Sport" al link: http://www.gazzetta.it/Tennis/21-05-2012/roma-pioggia-da-tregua-djokovic-nadal-via-12-911290063186.shtml

 

Roma, trionfa Nadal: 6° centro
Djokovic si inchina in due set

Roma, 21 maggio 2012

Lo spagnolo conquista il titolo agli Internazionali per la sesta volta: domato il serbo per 7-5 6-3. Rafa arriverà a Parigi da n.2 al mondo

Rafa Nadal festeggia il sesto successo a Roma. LaPresse
Rafa Nadal festeggia il sesto successo a Roma. LaPresse
Si consoli chi non è riuscito o non ha potuto assistere alla vittoria di Rafa Nadal, in uno strano lunedì di tennis che conta. Non è una stata una bella partita, la finale degli Internazionali Bnl d’Italia tra lo spagnolo e Novak Djokovic: in due ore e venti di gioco arriva il 7-5 6-3 finale che consegna al re della terra il sesto titolo romano e la posizione numero 2 Atp, una settimana dopo il sorpasso di Federer. Ora nell'incredibile palmares del maiorchino ci sono ben 8 titoli di Montecarlo, 7 di Barcellona, 6 di Roma e altrettanti di Parigi e nessun altro torneo più di due volte.
Nadal con il trofeo. LaPresse
Nadal con il trofeo. LaPresse
NON E' IL 2011 — Djokovic lo ripeterà fino allo sfinimento: “Non voglio paragonare questa stagione a quella passata”, infatti basterebbe capire cos’è successo dopo gli Australian Open. Dimentichiamo per un attimo Montecarlo, dove la notizia della morte del nonno ha messo il serbo in seria difficoltà, ma tra la vittoria di Melbourne e la sconfitta di oggi ci sono differenze a non finire. La superficie, anzitutto: Nole lo scorso anno aveva battuto Rafa su terra nelle finali di Madrid e di Roma, quest’anno invece ha perso nel Principato e non s’è ripetuto oggi. Perché? Nadal è alla 26a vittoria consecutiva su terra rossa, con un bilancio di 33 set a 0. Può bastare?
Novak Djokovic alla fine del match. Ansa
Novak Djokovic alla fine del match. Ansa
ERRORI — Poi ci sono gli errori, tantissimi. L’Atp ne conta 39 nel match di Djokovic, ma sono di più. Per non parlare delle palle break, addirittura sei non trasformate nel secondo set. Nadal, dunque, non ha nemmeno dovuto giocare al meglio per battere questa versione fallosa del numero 1. Anche lo spagnolo, infatti, serve al 57% di prime ed è quantomeno in concorso di colpa per le occasioni offerte a Novak. Infine gli episodi: Djokovic spacca la racchetta a fine primo set dopo che una palla chiamata out e da rigiocare lo manda fuori giri. Nel secondo, invece, se la prende con la riga di fondo che regala allo spagnolo il match point. Un doppio fallo chiude la giornata no. A Parigi sarà tutta un’altra musica.
Il Centrale ieri dopo la contestazione per il rinvio della finale. Ansa
Il Centrale ieri dopo la contestazione per il rinvio della finale. Ansa
POLEMICHE — La finale e il trionfo di Nadal, però, difficilmente potranno cancellare una giornata nervosa come quella della domenica, con la pioggia, i rinvii, i blocchi stradali e la tensione per le tifoserie di Juve e Napoli, nel vicino Olimpico per la finale di Coppa Italia. Il lancio di bottigliette in campo dopo l’annuncio del rinvio è stato solo l’inizio di una situazione che avrebbe potuto degenerare: sia Nadal che Djokovic sono stati bloccati e contestati a lungo, prima di poter raggiungere i rispettivi alberghi. In pochi hanno creduto che l’incolumità dei due giocatori fosse il vero motivo dello slittamento. Molti hanno pensato all’ordine pubblico.
PIOGGIA — In realtà, poco dopo le 21 ha ripreso a piovere intensamente e dunque la finale, se pure fosse iniziata, non sarebbe stata portata a termine. Il lunedì di gioco non ha portato il tutto esaurito e il mancato rimborso dei biglietti (come da regolamento) ha acuito ulteriormente la rabbia degli appassionati.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

domenica 20 maggio 2012

Sepúlveda mette i lettori ko

  

Dal link: http://www.cattolicanews.it/6598.html

Sepúlveda mette i lettori ko

Lo scrittore cileno, ospite della nona edizione di El día negro, spiega agli studenti, con la metafora della boxe, la differenza che passa tra un racconto e un romanzo e la propria nativa vocazione a stare dalla parte dei perdenti e a proteggere i sogni

Speciali, Milano
Pubblicato: 16 maggio 2012

di Alessio Schiesari

Il professor Dante Liano, organizzatore di El dia negro, presenta agli studenti lo scrittore cileno Luis Sepúlveda«Il rapporto tra il lettore e il libro è come un incontro di pugilato: un romanzo può anche vincere ai punti, ma un racconto no. Deve vincere per ko, altrimenti vuol dire che non ha colpito». Luis Sepúlveda parte dalla metafora dello sport che ama di più per spiegare agli studenti dell’Università Cattolica di Milano perché ha appena dato alle stampa Tutti i racconti, un’antologia che comprende anche degli inediti. L’occasione per incontrare lo scrittore cileno è la rassegna letteraria El día negro, organizzata da Dante Liano, docente di lingue ispano-americane.
È il professor Liano a fornire a Sepúlveda gli spunti per conversare con i tanti studenti accorsi all’incontro. Si comincia, appunto, dai racconti: «Tutti i grandi scrittori latinoamericani ne hanno scritti. È una forma letteraria molto sudamericana» spiega lo scrittore. La ragione? «Il racconto è spontaneo e breve, come la lingua spagnola. Soprattutto quella del Sud America, che attinge dalla tradizione orale indoamericana. Seduti intorno al fuoco non si può raccontare un romanzo, ma una storia breve sì. Il racconto è il metro per capire la capacità di narrare storie». E Sepúlveda in questo è un maestro. Si vede da come risponde alle domande del professore e dei ragazzi, con passione latina. Sembra soffrire quando deve aspettare la fine della domanda. Vorrebbe rispondere subito e parte sempre da lontano, narrando nuove storie.
Per esempio quella di Klaus Stortebeker, il capo dei corsari tedeschi. Su questo argomento Sepúlveda ha annunciato che sta scrivendo un nuovo romanzo e la prima stesura è già terminata. Un’anticipazione importante e un regalo dello scrittore cileno agli studenti della Cattolica. Quando Stortebeker venne catturato e condannato a morte dal Bürgermeister di Amburgo propose che la testa gli fosse mozzata mentre camminava. A ogni passo che fosse riuscito a muovere da decapitato, chiese che fosse salvata la vita di un suo compagno. Il Bürgermeister accettò e il corsaro riuscì a muovere undici passi, salvando altrettanti pirati. L’amore di Sepúlveda per i corsari nasce da due cose. Anzitutto il loro codice di comportamento, che recita: «Io uomo libero del mare mi impegno a dare a ciascuno secondo il suo lavoro e le sue necessità», le stesse parole scritte tre secoli dopo da Karl Marx. E poi, dalla bandiera corsara, un triangolo rosso su bandiera nera, come quella degli anarchici.
Da questa bandiera comincia un altro racconto, quella del nonno paterno dello scrittore: «Un formidabile anarchico andaluso. Quando ero piccolo mi fece sedere su una sedia di paglia e mi disse che aveva un regalo per me. Cominciò a leggermi il Don Chisciotte. Da quel libro, da quel folle desiderio di giustizia che spinge un uomo a scagliarsi contro i mulini, ho scoperto il mio amore per i perdenti. I personaggi più illustri, dal conte di Montecristo a Garibaldi, sono tutti degli sconfitti». Garibaldi non è l’unico italiano ad aver ispirato Sepulveda. «Il Decameron fu una grande scoperta. Lì c’è tutto lo spirito del racconto». E poi il neorealismo italiano, «con la sua capacità di raccontare ogni storia, anche la più complessa, con sinteticità. Non sarei mai diventato uno scrittore senza l’influenza di Ennio Flaiano e Tonino Guerra. Lui era il più grande, mi aiutò anche a scrivere la sceneggiatura di Nowhere. Quando, grazie alle sue correzioni, riuscii a terminarla, mi disse che ero diventato uno dei suoi. Per me fu una grande gioia» racconta Sepúlveda.
C’è spazio anche per i ricordi più dolorosi, come Villa Grimaldi, il lager dove venne rinchiusa sua moglie Carmen Yáñez. Finita la dittatura, un giovane poliziotto la avvicinò e si scusò per le torture. Carmen obiettò che il ragazzo era troppo giovane per avere delle responsabilità, ma il poliziotto insistette: «Faccio parte di un’istituzione che non ha chiesto scusa, per questo lo faccio a titolo personale». Un modo per ribadire che, nella società cilena, certe ferite sono ancora aperte. C’è spazio anche per un altro racconto, quello della sua terra. Sepúlveda ama il Cile ma non lo chiama patria, «perché la patria è dove c’è il sangue. Nel mio caso, la patria è la lingua spagnola e la condivido con 600 milioni di persone». Quando parla di Cile, Sepúlveda parte dalla conquista spagnola della sua terra quando ancora era abitata dai Mapuche. Durante la conquista, Alonso de Ercilla, il poeta che scrisse il poema La Araucana, seguiva l’esercito iberico. Sepúlveda immagina un dialogo tra un Mapuche ed Ercilla. «Cosa stai facendo?» chiese l’indio. «Sto scrivendo un poema». Il Mapuche, incuriosito, rilanciò: «A cosa serva la letteratura?». Attraverso la voce di Ercilla, Sepúlveda dà la sua risposta: «La letteratura serve a mantenere i sogni intatti».


lunedì 7 maggio 2012

L'Inter cala il poker - Milan travolto da Milito e Maicon

Da "La Gazzetta dello Sport" al link: http://www.gazzetta.it/Calcio/Squadre/Inter/06-05-2012/inter-cala-poker-milan-travolto-milito-maicon-911148725558.shtml

 

L'Inter cala il poker
Milan travolto da Milito e Maicon

MILANO, 6 maggio 2012

Non basta Ibrahimovic che segna una doppietta (uno su rigore). Il Principe ne fa tre (due dal dischetto) e il brasiliano fissa il risultato sul 4-2 per i nerazzurri

Per Milito tripletta vincente, Ansa
Per Milito tripletta vincente, Ansa
Altro che scansamose: scornamose. Inter e Milan danno vita a un derby memorabile, intenso, nervoso e combattuto. Lo vince l’Inter, in un modo destinato ad entrare nell’epica nerazzurra. Quando Maicon scarica in porta il gol del 4-2, con una bomba di destro, il Meazza nerazzurro esplode. Chissenefrega della Juve, chissenefrega di Calciopoli, chissenefrega della terza stella. A Trieste ringraziano, e chissà che la cosa non aiuti a chiudere la troppo lunga querelle. Scudetto alla Juve, il Milan abdica, nonostante le strenue resistenze di Zlatan Ibrahimovic, perdendo il secondo derby stagionale, contro un’Inter che ha più birra e più anima. Stramaccioni esulta ed ora è difficile ipotizzare che saluti fra una settimana: i giocatori lo abbracciano, lui concede anche la passerella a Cordoba, all’ultima a San Siro. Allegri (che aveva perso stamattina Ambrosini e durante la gara Bonera e Abbiati) osserva Zanetti che si fa un campo intero, di corsa palla al piede, e capisce che non è serata, non è annata.
Gazzetta TV
NERVI E MOVIOLE — Tre rigori, un gol non-gol, schermaglie fra giocatori e giocatori, fra giocatori e dirigenti, fra ex compagni: c’è di tutto e di più per scatenare moviole e discussioni. Si inizia in campo, si finirà fra qualche giorno, se va bene. I patimenti di Rizzoli iniziano al 33’ del primo tempo. Prima aveva giustamente annullato un gol di Lucio, ma lì poche discussioni. Trentatreesimo, quindi: corner di Sneijder, testa di Cambiasso, salvataggio di Abbiati con la curva interista che urla al gol. Compaiono i fantasmi di Muntari (peraltro presente) e Buffon, i replay sembrano evidenziare che non tutta la palla era dentro. Di Liberatore promosso, meno bene Rizzoli al 42’: Julio in uscita su Boateng prende la palla, l’arbitro indica il dischetto. Il portiere brasiliano non si dà pace, va a dire qualcosa a Ibra ("La tiri fuori o te la paro", pare). Dopo la linguaccia di Julio Ibra non fa una piega e trasforma alla grande. Segue sguardo di sfida a curva e a Julio stesso ("Hai visto? Forse è entrata"). Di lì in poi è bagarre, con qualche fallo duro di troppo non sanzionato, fino all’intervallo.
Inutile la doppietta di Zlatan Ibrahimovic. Ansa
Inutile la doppietta di Zlatan Ibrahimovic. Ansa
RIMONTA E CONTRORIMONTA — Si riparte dall’1-1, perché l’Inter aveva messo a frutto il predominio iniziale, condito da tratti di buon gioco, col gol al 14’ di Milito: punizione di Sneijder, Samuel dimenticato e tenuto in gioco sul secondo palo, sponda e tocco ravvicinato del Principe per l’1-0. Si riparte dall’1-1, quindi, ma dura poco. Perché Ibra non vuole cedere la corona di "uomo dei mille scudetti". E perché la Strama-Inter è bella, ma balla, dietro. Sul velo di Boateng, Zlatan sguscia fra Samuel e Lucio e col tocco sotto fa 2-1. La Juve non è più campione, ma l’Inter non è doma. Sneijder suona la carica con un tiro da metà campo, Milito si procura un rigore (abbraccio di Abate) e lo trasforma riportando il match in parità. Muntari avrebbe la palla buona 3’ dopo, ma manda fuori: è l’inizio della fine per il Milan. Al 34’ arriva il cross di Maicon, Pazzini (entrato per Alvarez) sfiora di testa, braccio di Nesta e rigore. Milito trasforma, 3-2 e tanti saluti ai discorsi sul campionato. Il Milan molla, l’Inter va. La stagione resta amara, ma qualcosa da festeggiare c’è. E forse anche qualche base per costruire un futuro in cui tornare a giocare per il titolo proprio, e non per consegnarlo ad altri. 

Valerio Clari 
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Arte


L'arte è la suprema manifestazione della potenza dell'uomo; è concessa a rari eletti, e innalza l'eletto a un'altezza dove l'uomo è preso da vertigini ed è difficile conservare la sanità della mente. Nell'arte, come in ogni lotta, ci sono eroi che si dedicano interamente alla loro missione e che periscono senza raggiungere una meta.

- Lev Nikolaevič Tolstoj -

sabato 5 maggio 2012


Ci sono persone che sanno tutto e purtroppo è tutto quello che sanno. 

- Oscar Wilde -

mercoledì 2 maggio 2012

Regola numero 1: Mai fidarsi di un tizio con l'impermeabile.
Regola numero 2: Attenzione ai sentimenti e all'amore, sono temporanei e facili a fluttuare.
Regola numero 3: Quando ti chiedono se ti importa veramente dei problemi del mondo, guarda profondamente negli occhi chi te lo sta chiedendo. Non te lo chiederà di nuovo.
Regola numero 4 e 5: Mai dare il tuo vero nome. E se ti viene detto di guardare te stesso, non guardare mai.
Regola numero 6: Mai fare o dire qualcosa, che la persona che sta davanti a te non può capire.
Regola numero 7: Mai creare niente, verrà male interpretato. Ti incatenerà e ti inseguirà per il resto della vita...e non cambierà mai.

- Bob Dylan -

martedì 1 maggio 2012

Ubuntu

 
 
Un antropologo ha proposto di fare un gioco ad un gruppo di bambini di una tribù in Africa. Lo scienziato ha messo un cestino pieno di frutta vicino ad un albero e ha lanciato una sfida: "Chi arriverà per primo vincerà la frutta!". Appena dato il via alla gara, i bambini si sono presi per mano, hanno corso insieme e, all'arrivo, si sono seduti a godersi la frutta. Lo scienziato, allora, ha chiesto loro spiegazione sulla scelta fatta, dato che, se avessero gareggiato individualmente, uno di loro avrebbe potuto avere l'intero cesto tutto per sé. I bambini, prontamente, hanno risposto - "...ubuntu", come è possibile che uno sia felice se tutti gli altri sono tristi?"
"Ubuntu" nel loro linguaggio significa - io esisto perché noi esistiamo.