sabato 24 settembre 2011

Telephone Conversation


The price seemed reasonable, location
Indifferent. The landlady swore she lived
Off premises. Nothing remained
But self-confession. "Madam," I warned,
"I hate a wasted journey—I am African."
Silence. Silenced transmission of
Pressurized good-breeding. Voice, when it came,
Lipstick coated, long gold rolled
Cigarette-holder pipped. Caught I was foully.
"HOW DARK?" . . . I had not misheard . . . "ARE YOU LIGHT
OR VERY DARK?" Button B, Button A.* Stench
Of rancid breath of public hide-and-speak.
Red booth. Red pillar box. Red double-tiered
Omnibus squelching tar. It was real! Shamed
By ill-mannered silence, surrender
Pushed dumbfounded to beg simplification.
Considerate she was, varying the emphasis--
"ARE YOU DARK? OR VERY LIGHT?" Revelation came.
"You mean--like plain or milk chocolate?"
Her assent was clinical, crushing in its light
Impersonality. Rapidly, wave-length adjusted,
I chose. "West African sepia"--and as afterthought,
"Down in my passport." Silence for spectroscopic
Flight of fancy, till truthfulness clanged her accent
Hard on the mouthpiece. "WHAT'S THAT?" conceding
"DON'T KNOW WHAT THAT IS." "Like brunette."
"THAT'S DARK, ISN'T IT?" "Not altogether.
Facially, I am brunette, but, madam, you should see
The rest of me. Palm of my hand, soles of my feet
Are a peroxide blond. Friction, caused--
Foolishly, madam--by sitting down, has turned
My bottom raven black--One moment, madam!"--sensing
Her receiver rearing on the thunderclap
About my ears--"Madam," I pleaded, "wouldn't you rather
See for yourself?"


- Wole Soyinka -



Conversazione telefonica

Il prezzo sembrava ragionevole, il luogo
indifferente. L'affittuaria aveva giurato di vivere
fuori sede. Non rimaneva nulla
se non la confessione. "Signora" avvisai,
"detesto buttar via tempo in viaggi inutili - sono africano."
Silenzio. Trasmissione zittita di
buone maniere pressurizzate. La voce, quando venne,
spalmata di rossetto, pigolio di lungo
bocchino dorato. Ero stato beccato, che imbecille.
"QUANTO SCURO?"... Non avevo sentito male... "LEI È CHIARO
O MOLTO SCURO?" Bottone B. Bottone A. Tanfo
di respiro rancido di pubblico nascondino telefonico.
Cabina rossa. Cassetta rossa. Autobus rosso
a due piani che schiaccia l'asfalto. Era vero! Svergognata
dal silenzio scortese, la resa
spinse lo stupore a pregare semplificazione.
Lei era piena di riguardo, variando l'enfasi -
"LEI È SCURO? O MOLTO CHIARO?"
Venne la rivelazione.
"Lei intende - come cioccolato semplice o al latte?"
Il suo assenso era clinico, schiacciante nella propria leggera
impersonalità. Rapidamente, regolatomi a quella lunghezza d'onda,
scelsi. "Seppia Africano occidentale" e come pensiero aggiunto,
"Come dice il mio passaporto." Silenzio per spettroscopico
volo di fantasia, fino che la sincerità fece risuonare il suo duro
accento sulla cornetta. "COS'E'?" concedendo
"NON HO IDEA DI COSA SIA." "Tipo castano."
"È SCURO, GIUSTO?" "Non del tutto.
Di faccia, sono castano, ma signora, dovrebbe vedere
il resto di me. Il palmo della mia mano, le piante dei miei piedi
sono di un biondo ossigenato. Lo sfregamento, dovuto -
che stupido pazzo - allo starmene seduto, ha reso
il mio sedere nero corvino - un momento, signora!"- percependo
il suo ricevitore rizzarsi in un fragore di tuono
fin nelle orecchie: "Signora," supplicai, "non vorrebbe piuttosto
controllare di persona?"


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