martedì 26 luglio 2011

Silentium!


Молчи, скрывайся и таи
И чувства и мечты свои -
Пускай в душевной глубине
Встают и заходят оне
Безмолвно, как звезды в ночи, --
Любуйся ими - и молчи.

Как сердцу высказать себя?
Другому как понять тебя?
Поймет ли он, чем ты живешь?
Мысль изреченная есть ложь.
Взрывая, возмутишь ключи, --
Питайся ими - и молчи.

Лишь жить в себе самом умей --
Есть целый мир в душе твоей
Таинственно-волшебных дум;
Их оглушит наружный шум,
Дневные разгонят лучи, --
Внимай их пенью - и молчи!

- Фёдор Иванович Тютчев -



Silentium! 

 
Taci, nascondi e cela
I tuoi sentimenti e i tuoi sogni -
Lascia che nel fondo del tuo cuore
S'innalzino e tramontino
Muti come stelle nella notte, --
Ammirali - e taci.

Potrà mai un cuore esprimersi?
Potrà capirti qualcun altro?
Come potrà comprendere quel che vivi?
Un pensiero pronunciato è una menzogna.
Una sorgente mossa è offuscata, --
Alimentatene - e taci.

Vivi dentro la tua testa,
Nella tua anima c'è un mondo intero
Di segreti e magici pensieri;
Assordati dal frastuono esterno,
Accecati dai raggi del giorno, --
Ascolta il loro canto - e taci!

- Fëdor Ivanovič Tjutčev -

Silentium

Она ещё не родилась,
Она и музыка и слово.
И потому всего живого
Ненарушаемая связь.

Спокойно дышат моря груди,
Но, как безумный, светел день.
И пены бледная сирень
В черно-лазоревом сосуде.

Да обретут мои уста
Первоначальную немоту,
Как кристаллическую ноту,
Что от рождения чиста!

Останься пеной, Афродита,
И, слово, в музыку вернись,
И, сердце, сердца устыдись,
С первоосновой жизни слито!

- Осип Эмильевич Мандельштам -



Silentium 
(trad. di Serena Vitale)

Non è nata ancora,
lei è musica e parola,
delle cose vive appare l'inviolabile legame.

Calmo respira il mare,
ma impazza il giorno chiaro:
pallido lillà di schiuma
sul vaso azzurro opaco.

Riavranno le mie labbra
la mutezza primordiale:
diafana nota di cristallo
eternamente pura!

Resta schiuma, Afrodite,
torna musica, parola,
vergognati del cuore - cuore
fuso con il principio della vita!

- Osip Emil'evič Mandel'štam -


venerdì 22 luglio 2011

Destra-sinistra


Tutti noi ce la prendiamo con la storia
ma io dico che la colpa è nostra
è evidente che la gente è poco seria
quando parla di sinistra o destra.

Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...

Fare il bagno nella vasca è di destra
far la doccia invece è di sinistra
un pacchetto di Marlboro è di destra
di contrabbando è di sinistra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
Una bella minestrina è di destra
il minestrone è sempre di sinistra
tutti i films che fanno oggi son di destra
se annoiano son di sinistra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
Le scarpette da ginnastica o da tennis
hanno ancora un gusto un po' di destra
ma portarle tutte sporche e un po' slacciate
è da scemi più che di sinistra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...

I blue-jeans che sono un segno di sinistra
con la giacca vanno verso destra
il concerto nello stadio è di sinistra
i prezzi sono un po' di destra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
I collant son quasi sempre di sinistra
il reggicalze è più che mai di destra
la pisciata in compagnia è di sinistra
il cesso è sempre in fondo a destra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
La piscina bella azzurra e trasparente
è evidente che sia un po' di destra
mentre i fiumi, tutti i laghi e anche il mare
sono di merda più che sinistra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...

L'ideologia, l'ideologia
malgrado tutto credo ancora che ci sia
è la passione, l'ossessione
della tua diversità
che al momento dove è andata non si sa
dove non si sa, dove non si sa.

Io direi che il culatello è di destra
la mortadella è di sinistra
se la cioccolata svizzera è di destra
la Nutella è ancora di sinistra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
Il pensiero liberale è di destra
ora è buono anche per la sinistra
non si sa se la fortuna sia di destra
la sfiga è sempre di sinistra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
Il saluto vigoroso a pugno chiuso
è un antico gesto di sinistra
quello un po' degli anni '20, un po' romano
è da stronzi oltre che di destra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...

L'ideologia, l'ideologia
malgrado tutto credo ancora che ci sia
è il continuare ad affermare
un pensiero e il suo perché
con la scusa di un contrasto che non c'è
se c'è chissà dov'è, se c'é chissà dov'é.

Tutto il vecchio moralismo è di sinistra
la mancanza di morale è a destra
anche il Papa ultimamente
è un po' a sinistra
è il demonio che ora è andato a destra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
La risposta delle masse è di sinistra
con un lieve cedimento a destra
son sicuro che il bastardo è di sinistra
il figlio di puttana è di destra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
Una donna emancipata è di sinistra
riservata è già un po' più di destra
ma un figone resta sempre un'attrazione
che va bene per sinistra e destra.
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...

Tutti noi ce la prendiamo con la storia
ma io dico che la colpa è nostra
è evidente che la gente è poco seria
quando parla di sinistra o destra.

Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...
Ma cos'è la destra cos'è la sinistra...

Destra-sinistra
Destra-sinistra
Destra-sinistra
Destra-sinistra
Destra-sinistra
Basta! 

- Giorgio Gaber -

martedì 19 luglio 2011

Strage di via D'Amelio 19 anni dopo


Borsellino, il giorno della memoria

Confermata la pista della trattativa Stato-mafia
Gli inquirenti:«Si avvicina la verità sull'attentato»

MILANO - Il 19 luglio si celebrano i 19 anni dalla morte di Paolo Borsellino. E mentre a Palermo si prepara la commemorazione alla presenza del presidente della Camera Gianfranco Fini (che ha invitato i Partiti a un maggior impegno per allontanare le figure sospette dalle loro fila) e del ministro dell'Interno Roberto Maroni (il Corriere.tv trasmetterà l'evento in diretta streaming a partire dalle nove), si avvicina la verità sulla strage di via d'Amelio.

LE INDAGINI SULLA STRAGE - Si dovrebbe però parlare di almeno «due verità possibili» e di almeno un tentativo di depistaggio. Dalle indiscrezioni che trapelano dalla Procura di Caltanisetta, che sta conducendo l'ultima inchiesta sull'uccisione del magistrato e dei cinque agenti di scorta. Sullo sfondo, come unica certezza, resta la pista della trattativa, l'accordo tra Stato e Mafia che il braccio destro di Giovanni Falcone, ucciso pochi mesi prima, avrebbe scoperto alla fine di giugno 1992, mettendosi forse di traverso. Per questo la sua eliminazione sarebbe stata affrettata. Il procuratore nisseno Sergio Lari si appresterebbe infatti a concludere sulla base di queste ipotesi le indagini che porteranno alla richiesta di revisione del processo per alcuni condannati con sentenze definitive. La svolta, attesa per settembre, dovrebbe coinvolgere anche investigatori - tre sono iscritti nel registro degli indagati per falso e calunnia - che avrebbero pilotato le accuse di Vincenzo Scarantino, il collaboratore di giustizia della prima ora smentito prima da Gaspare Spatuzza e poi da Fabio Tranchina, fedelissimi di Giuseppe Graviano, il boss di Brancaccio che avrebbe organizzato l'attentato premendo perfino il telecomando per innescare l'auto-bomba. 

IL DEPISTAGGIO - L'ombra del sospetto si allunga intanto sul gruppo di investigatori, guidati da Arnaldo La Barbera, questore morto nel 2002, che per Lari avrebbe allestito un «colossale depistaggio». Tre funzionari risultano attualmente indagati, ma l'indagine tocca altri investigatori tra cui il poliziotto che avrebbe alterato un verbale del 1994. Accanto alle dichiarazioni di Scarantino sono state trovate le annotazioni di un poliziotto che avrebbe svolto, si sospetta, un ruolo di «suggeritore». Ma è tutto l'impianto accusatorio basato sulle indagini del pool di La Barbera a essere smentito su molti punti dalla Procura di Caltanissetta e dalle rivelazioni di Spatuzza considerato un collaboratore attendibile. I nuovi indirizzi dell'inchiesta stanno insomma delineando quella che il procuratore Lari definisce una «deriva istituzionale». 

IL DESIDERIO DI VERITA' - «Vorremmo capire chi e perchè ha organizzato il depistaggio», dice Manfredi Borsellino, il figlio del magistrato che ora dirige l'ufficio di polizia di Cefalù. «Nella ricerca della verità è ora necessario - aggiunge - che si vada fino in fondo, e noi saremo vigili e attenti». L'altro fratello del magistrato ucciso, Salvatore, ha guidato lunedì sera i giovani del movimento Agende rosse in un corteo che ha ufficialmente aperto le celebrazioni per commemorare il magistrato morto per il suo impegno antimafia: «Ragazzi che vengono da tutta Italia - ha spiegato il fratello di Paolo Borsellino - affrontando sacrifici personali. Dimostrano che la nazione e la città di Palermo non dimenticano».

FINI: «FUORI I SOSPETI DAI PARTITI» . Il Presidente della Camera Fini sollecita un maggior impegno della politica sul fronte etico. «La memoria deve infondere coraggio. Significa proseguire l'opera di chi ha sacrificato la vita per lo Stato, continuare a cercare la verità sul passato e sul presente perchè il diritto a conoscere non può andare in prescrizione». Ha detto Gianfranco Fini partecipando alla commemorazione della strage di via D'Amelio, organizzata dall'Anm di Palermo nell'aula Magna del Palazzo di giustizia. Chiaro l'invito rivolto alle forze politiche: «Eliminare dai partiti quelle figure sospette per un principio di opportunità politica e di etica pubblica». 

LA SODDISFAZIONE DI INGROIA - Nel pomeriggio si è tenuto anche un dibattito organizzato dalla rivista Antimafia Duemila per ricordare il 19esimo anniversario della strage costata la vita al giudice Paolo Borsellino. Tra i relatori invitati c'era anche il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, titolare del fascicolo d'indagine della procura del capoluogo: «La verità sulla strage di via d'Amelio è più vicina - ha detto - Che non si trattasse di un eccidio solo mafioso io e i colleghi lo capimmo a poche ore di distanza dall'attentato». 

Redazione online www.corriere.it

18 luglio 2011
 (ultima modifica: 19 luglio 2011 11:02)
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sabato 16 luglio 2011

Le bateau ivre - Il battello ebbro


Comme je descendais des Fleuves impassibles,
Je ne me sentis plus guidé par les haleurs:
Des Peaux-Rouges criards les avaient pris pour cibles,
Les ayant cloués nus aux poteaux de couleurs.




J'étais insoucieux de tous les équipages,
Porteur de blés flamands ou de cotons anglais.
Quand avec mes haleurs ont fini ces tapages,
Les Fleuves m'ont laissé descendre où je voulais.



Dans les clapotements furieux des marées,
Moi, l'autre hiver, plus sourd que les cerveaux d'enfants,
Je courus! Et les Péninsules démarrées
N'ont pas subi tohu-bohus plus triomphants.




La tempête a béni mes éveils maritimes.
Plus léger qu'un bouchon j'ai dansé sur les flots
Qu'on appelle rouleurs éternels de victimes,
Dix nuits, sans regretter l'oeil niais des falots!



Plus douce qu'aux enfants la chair des pommes sures,
L'eau verte pénétra ma coque de sapin
Et des taches de vins bleus et des vomissures
Me lava, dispersant gouvernail et grappin.




Et dès lors, je me suis baigné dans le Poème
De la Mer, infusé d'astres, et lactescent,
Dévorant les azurs verts; où, flottaison blême
Et ravie, un noyé pensif parfois descend;




Où, teignant tout à coup les bleuités, délires
Et rhythmes lents sous les rutilements du jour,
Plus fortes que l'alcool, plus vastes que nos lyres,
Fermentent les roussers amères de l'amour!




Je sais les cieux crevant en élairs, et les trômbes
Et les ressacs et les courants: je sais le soir,
L'Aube exaltée ainsi qu'un peuple de colombes,
Et j'ai vu quelquefois ce que l'homme a cru voir!




J'ai vu le soleil bas, taché d'horreurs mystiques,
Illuminant de longs figements violets,
Pareils à des acteurs de drames très antiques
Les flots roulant au loin leurs frissons de volets!




J'ai rêvé la nuit verte aux neiges éblouies,
Baiser montant aux yeux des mers avec lenteurs,
La circulation des sèves inouïes,
Et l'éveil jaune et bleu des phosphores chanteurs!




J'ai suivi, des mois pleins, pareille aux vacheries
Hystériques, la houle à l'assaut des récifs,
Sans songer que les pieds lumineux des Maries
Pussent forcer le mufle aux Océans poussifs!




J'ai heurté, savez-vous, d'incroyables Florides
Mêlant aux fleurs des yeux de panthères à peaux
D'hommes! Des arcs-en-ciel tendus comme des brides
Sous l'horizon des mers, à de glauques troupeaux!




J'ai vu fermenter les marais énormes, nasses
Où pourrit dans les joncs tout un Léviathan!
Des écroulements d'eaux au milieu des bonaces,
Et les lointains vers les gouffres cataractant!




Glaciers, soleils d'argent, flots nacreux, cieux de braises!
Échouages hideux au fond des golfes bruns
Où les serpents géants dévorés des punaises
Choient, des arbres tordus, avec de noirs parfums!



J'aurais voulu montrer aux enfants ces dorades
Du flot bleu, ces poissons d'or, ces poissons chantants.
- Des écumes de fleurs ont bercé mes dérades
Et d'ineffables vents m'ont ailé par instants.




Parfois, martyr lassé des pôles et des zones,
La mer dont le sanglot faisait mon roulis doux
Montait vers moi ses fleurs d'ombre aux ventouses jaunes
Et je restais, ainsi qu'une femme à genoux...




Presque ile, ballottant sur mes bords les querelles
Et les fientes d'oiseaux clabaudeurs aux yeux blonds.
Et je voguais, lorsqu'à travers mes liens frêles
Des noyés descendaient dormir, à reculons!



Or moi, bateau perdu sous les cheveux des anses,
Jeté par l'ouragan dans l'éther sans oiseau,
Moi dont les Monitors et les voiliers des Hanses
N'auraient pas repêché la carcasse ivre d'eau;




Libre, fumant, monté de brumes violettes,
Moi qui trouais le ciel rougeoyant comme un mur
Qui porte, confiture exquise aux bons poètes,
Des lichens de soleil et des morves d'azur;




Qui courais, taché de lunules électriques,
Planche folle, escorté des hippocampes noirs
Quand les juillets faisaient crouler à coups de triques
Les cieux ultramarins aux ardents entonnoirs;




Moi qui tremblais, sentant geindre à cinquante lieues
Le rut des Béhémots et les Maelstroms épais,
Fileur éternel des immobilités bleues,
Je regrette l'Europe aux anciens parapets!




J'ai vu des archipels sidéraux! et des îles
Dont les cieux délirants sont ouverts au vogueur:
- Est-ce en ces nuits sans fonds que tu dors et t'exiles,
Milion d'oiseaux d'or, ô future Vigueur?




Mais, vrai, j'ai trop pleuré! Les Aubes sont navrantes.
Toute lune est atroce et tout soleil amer:
L'âcre amour m'a gonflé de torpeurs enivrantes.
O que ma quille éclate! O qué j'aille à la mer!




Si je désire une eau d'Europe, c'est la flache
Noire et froide où vers le crépuscule embaumé
Un enfant accroupi plein de tristesses, lâche
Un bateau frêle comme un papillon de mai.




Je ne puis plus, baigné de vos langueurs, ô lames,
Enlever leur sillage aux porteurs de cotons,
Ni traverser l'orgueil des drapeaux et des flammes,
Ni nager sous les yeux horribles des pontons.



- Arthur Rimbaud -








Mentre scendevo il corso di fiumi impassibili,
Non mi sentii più trainato con le funi dell’alaggio:
Bersagliati i miei uomini da Pellerossa striduli,
Inchiodato nudo a variopinti pali l’equipaggio.

Non mi curavo dei carichi nella mia stiva,
Portassi tela di Fiandra oppur cotone inglese;
Mentre con la mia ciurma anche il chiasso moriva,
I Fiumi mi lasciarono andare alle mie discese.

Tra sciarbodii furiosi di maree, l’altro inverno,
Più sordo del cervel d’un bimbo, corsi a tentoni.
E le Penisole fluttuanti in derive senza governo
Non subirono mai più trionfali scrolloni.

La tempesta ha benedetto le mie sveglie marittime;
Più lieve d’un tappo danzai per dieci notti su onde
Che sono chiamate “eterne portatrici di vittime”,
Senza rimpiangere i fari e le loro insulse ronde.

Più dolce che le mele asprigne per un bambino,
L’acqua smeraldo penetrò nel mio scafo d’abete,
Lavando le tracce di vomito e le macchie di vino,
Sperdendo àncora e timone nell’azzurra quiete.

Da allora mi sono bagnato nel Poema del Mare,
Infuso d’astri e fatto lattescente, ho divorato
Ogni ceruleo verde, ove a volte vedi fluttuare,
Relitto pallido in estasi, un assorto annegato;

E ove, tingendo d’un tratto bluastre enfiagioni,
Per deliri e ritmi lenti nel rutilante calore,
Più forti dell’alcool, più vasti delle nostre canzoni,
Fermentano ancora i rossori amari dell’amore!

Conosco i cieli che esplodono in lampi, e le trombe
D’aria, e le risacche e le correnti e le sere;
Poi l’Alba eccitata come un popol di colombe,
E cose che l’uomo a volte crede di vedere.

Ho visto il sole basso, tinto di mistici orrori,
Illuminare certe fissità viola e persistenti,
Come attori d’antichi drammi, e ondosi umori
Portar via i loro brividi come scosse di battenti!

Ho sognato la notte verde di nevi abbagliate,
Che salendo lenta agli occhi dei distesi mari,
Baciava arterie di linfe mai prima osservate,
E la sveglia giallo-azzurra di fosforei cantari!

Per mesi ho seguito l’assalto del mare a uno scoglio,
Qual mandria di vacche isteriche, senza pensare
Che il grugno degli oceani in asmatico gorgoglio
Potesse sotto il piede di Maria farsi schiacciare.

Ho cozzato (pensate un po’!) in Floride di meraviglie,
Dove i fior d’occhi di pantera li distingui a stenti
Dalla pelle d’uomo! Poi arcobaleni tesi come briglie
Sotto la linea dei mari, verso glauchi armenti!

Ho visto fermentare enormi paludi, e reti
Dove un Leviatano intero marcisce tra le fratte,
E crolli d’acqua tra bonacce in lunghe quieti,
E lontananze vanire verso abissi in cateratte.

Ghiacciai, soli argento, flutti perla, cieli di braci,
Orridi relitti persi in fondo a golfi bruni,
Ove serpi giganti ròse da cimici rapaci
Cadono da contorti alberi tra neri profumi!

Da floreali spume erano le mie derive cullate,
Venti ineffabili m’alzavano in balzi volanti,
E avrei voluto mostrare ai fanciulli certe orate
D’acque azzurre, pesci d’oro, pesci cantanti!

A volte, martire stanco di poli e paralleli,
Il mare coi suoi singhiozzi addolciva il mio rollìo,
Sollevando ombre a ventose gialle in floreali steli.
E come donna in ginocchio, così restavo io…

Quasi isola, sballottando sui miei bordi i liquami
E gli strilli d’uccelli ciarloni con pupille chiare,
Io vogavo, quando attraverso i miei fragili fasciami
Vennero in me a ritroso annegati a riposare...

Ora, io, perso in una chioma di baie, battello
Gettato dal ciclone nell’etere senza volatili,
Carcassa ebbra d’acqua che nel suo mulinello
Non troveranno i Monitors né i velieri anseatici;

Io, sorto da brume viola, libero e vaporoso,
Che il cielo rosseggiante traversai come un muro,
e che porto (per i buoni poeti gouter gustoso)
Licheni di sole e moccio d’azzurro puro;

Io che corsi, schizzato di lunule elettriche,
Plancia folle, scortata da schiere di ippocampi,
Quando il luglio fa crollare di scosse epilettiche
I cieli d’un blu oltremare dentro a imbuti brucianti;

Io, che sentendo i gemiti dei Behemoth in calore
e dei densi Maestrom, a cinquanta leghe, fremetti;
Io, di immobilità celesti eterno tessitore,
Io rimpiango l’Europa dagli antichi parapetti.

Ho visto arcipelaghi siderali, isole di visibili
Con cieli deliranti aperti al navigatore!
È in tali notti abissali che tu dormi e ti esili,
O Milione d’uccelli d’oro, o futuro Vigore?

Ma troppo io ho pianto, è vero. L’Albe son strazianti,
Tutte le lune sono atroci e tutti i soli amari:
L’acre amore mi ha riempito di torpori ubriacanti.
Ah, scoppi la mia chiglia! Ch’io affondi nei mari!

Se desidero un poco d’acqua d’Europa, è quello
Della pozza nera e fredda in cui il ragazzo accucciato,
Con occhi tristi, fa andare il suo fragile battello,
Come farfalla di maggio nel tramonto profumato.

Onde, non posso più, pregno di vostri languori sottili,
Seguire la rotta dei portatori di cotone,
Né nuotar sotto gli occhi d’orribili pontili,
Né aver più l’orgoglio di bandiera e pennone.

giovedì 14 luglio 2011

I 18 principi della felicità del Dalai Lama

1. Tieni sempre conto del fatto che un grande amore e dei grandi risultati comportano un grande rischio.
2. Quando perdi, non perdere la lezione.
3. Segui sempre le tre "R": rispetto per te stesso, rispetto per gli altri, responsabilità per le tue azioni.
4. Ricorda che non ottenere quel che si vuole può essere talvolta un meraviglioso colpo di fortuna.
5. Impara le regole, affinchè tu possa infrangerle in modo appropriato.
6. Non permettere che una piccola disputa danneggi una grande amicizia.
7. Quando ti accorgi di aver commesso un errore, fai immediatamente qualcosa per correggerlo.
8. Trascorri un po’ di tempo da solo ogni giorno.
9. Apri le braccia al cambiamento, ma non lasciare andare via i tuoi valori.
10. Ricorda che talvolta il silenzio è la migliore risposta.
11. Vivi una buona, onorevole vita, di modo che, quando ci ripenserai da vecchio, potrai godertela una seconda volta.
12. Un’atmosfera amorevole nella tua casa deve essere il fondamento della tua vita.
13. Quando ti trovi in disaccordo con le persone a te care, affronta soltanto il problema attuale, senza tirare in ballo il passato.
14. Condividi la tua conoscenza. E’ un modo di raggiungere l’immortalità.
15. Sii gentile con la Terra.
16. Almeno una volta l’anno, vai in un posto dove non sei mai stato prima.
17. Ricorda che il miglior rapporto è quello in cui ci si ama di più di quanto si abbia bisogno l’uno dell’altro.
18. Giudica il tuo successo in relazione a ciò a cui hai dovuto rinunciare per ottenerlo.


- Dalai Lama -

mercoledì 13 luglio 2011

Sono come il fiume che scorre. Pensieri e riflessioni 1998-2005

Sì, l'amore trasforma e guarisce. Ma, a volte, architetta trappole mortali e finisce per annientare chi ha deciso di concedersi totalmente. È un sentimento davvero complesso, anche se può rappresentare l'unica ragione per continuare a vivere, a lottare, a cercare di migliorarsi. Sarebbe irresponsabile cercare di definirlo perché, come tutto ciò che alberga negli esseri umani, si riesce solo a provarlo. Si scrivono libri, vengono allestite opere teatrali, si producono film, si compongono poesie, si realizzano sculture in legno o in marmo, eppure l'artista riesce a trasmettere soltanto l'idea di un sentimento, non il sentimento nella sua pienezza. Comunque, io ho imparato che l'amore è insito nelle piccole cose e si manifesta anche nel nostro atteggiamento più insignificante: ecco perché dobbiamo sempre averlo in mente, quando agiamo o quando evitiamo di agire.
Sollevare la cornetta del telefono e pronunciare quella parola affettuosa che abbiamo taciuto. Aprire la porta e fare entrare chi ha bisogno del nostro aiuto. Accettare un lavoro. Lasciare un impiego. Prendere la decisione che avevano finora rimandato. Chiedere scusa per un errore che abbiamo commesso e che ci tormenta. Rivendicare un diritto. Aprire un conto dal fioraio, un negozio assai più importante della gioielleria. Alzare il volume della musica quando la persona amata è lontana, abbassarlo quando è vicina. Saper dire di "sì" e "no", giacché l'amore si confronta con tutte le energie dell'uomo. Scegliere uno sport che si possa praticare in due. Non seguire alcuna formula, neppure quelle scritte in questo paragrafo perché l'amore ha bisogno di creatività.
E quando nulla di tutto ciò è possibile, quando rimane soltanto la solitudine, ricordarsi di questa storia, inviatami da un lettore. Una rosa bramava giorno e notte la compagnia delle api, ma nessuna andava a posarsi sui suoi petali. Nonostante ciò, il fiore continuò a sognare: nelle lunghe notti, immaginava un cielo dove volteggiavano miriadi di api, che si posavano a baciarlo teneramente.
Grazie a questo sogno, riusciva a resistere fino all'indomani, allorché tornava a schiudersi con la luce del sole.
Una notte, conoscendo la solitudine che la attanagliava, la luna domandò alla rosa: "Non sei stanca di aspettare?"
"Forse sì. Ma devo continuare a lottare."
"Perché?"
"Perché se non mi schiudo, appassisco."
Nei momenti in cui la solitudine sembra annientare ogni bellezza, l'unica maniera di resistere è quella di mantenersi aperti.

- Paulo Coelho -

venerdì 1 luglio 2011


La giovinezza non è un periodo della vita, e uno stato d'animo, che consiste una certa forma della volontà. In una disposizione dell'immaginazione, in una forza emotiva nel prevalere dell'audacia sulla timidezza, della sete dell'avventura, sull'amore per le comodità. Non si invecchia per il semplice fatto di aver vissuto un certo numero di anni, ma solo quando si abbandonano i propri ideali. Se gli anni tracciano i loro solchi sul corpo, le rinunce all'entusiasmo li traccia sull'anima. Essere giovane significa conservare a sessanta, a settant'anni, l'amore del meraviglioso, lo stupore per le cose sfavillanti e i pensieri luminosi, le sfide intrepide lanciate agli avvenimenti, il desiderio insaziabile del fanciullo per tutto ciò che è nuovo, il senso del lato piacevole e lieto dell'esistenza. Resterete giovani finché il vostro cuore saprà riceve i messaggi di bellezza, di audacia, di coraggio, di grandezza, di forza che vi giungono dalla terra da un uomo o dall'infinito. Quando tutte le fibre del vostro cuore saranno spezzate e su di esso si saranno accumulate le nevi del pessimismo e il ghiaccio del cinismo è solo allora che diverrete vecchi e possa Iddio aver pietà della vostra anima.

- Albert Sabin -