lunedì 28 marzo 2011

Il tempo corre? Io no


Da "Popotus" del 26 marzo 2011

Lunedì è la Giornata della lentezza. Fermiamoci e rinviamo la fretta

Da quanto tempo ha preso a correre il tempo? L’infanzia è stata lunga quattro vite, l’adolescenza almeno tre, poi, dopo l’università, mi sono sposato, sono arrivati i bambini, le giornate si sono riempite, siamo diventati adulti. Gli amici sono spariti dietro alle loro attività, le loro famiglie, i loro impegni. Non abbiamo più tempo, bisogna correre, produrre, realizzarsi, diventare più ricchi. Se ci penso, da bambino ho perso un sacco di tempo a giocare, non fare nulla, correre, disegnare… Da adolescente non ne parliamo, pomeriggi apatici, serate intere a parlare con gli amici, filosofare, innamorarsi, dormire… Che ne ho ricavato? Eppure quel tempo procedeva più lento. Naturale, direte: è così che funziona. Di certo, ma forse anche perché il tempo dura di più quando lo si perde che quando lo si impiega. È fuor di dubbio che le giornate di corsa, dense e piene d’affari svaniscono fra le mani. Cosa rimane alla fine? A pensarci bene l’unico tempo che abbiamo è quello che perdiamo: quello del gioco, dell’inutile, del racconto, della relazione, delle passeggiate senza meta, dell’arte, dell’amore. In una parola: della lentezza. Vivo quando scrivo le mie storie senza fretta, creo assurdi animali di cartone, gioco con i miei figli e ci sono davvero. Vivo quando amo Francesca, leggo un libro, parlo con qualcuno incontrato in treno o mi fermo ad ascoltare la storia di un anziano. Vivo quando mi alzo tardi, vado per funghi già sapendo che non ne troverò, rimando un appuntamento, lascio perdere, invito a cena una persona che amo, trovo il tempo di telefonare a mia madre o di guardare il cielo. Muoio, invece, ogni volta che credo che la realtà sia quella che si vede, che sia importante fare tutto, essere ovunque, arrivare prima, lavorare di più, produrre di più. Muoio quando corro in automobile e inveisco nel traffico, quando mangio di fretta, quando telefono per ore e scarico la mail venti volte in trenta minuti. Muoio quando «oggi ho da fare mille cose», quando non ho tempo per i miei figli, per scrivere, per leggere, per amare… in una parola per vivere. Lunedi – Giornata dedicata alla lentezza – non so voi, ma io me la prendo comoda, gonfio la bici e pedalo piano piano, e se non ce la faccio scendo e spingo. Sì, lunedì vado, lentamente vado, non importa dove. Anzi, sì! lunedì vado a riprendermi il mio tempo, la mia vita, il tempo della mia vita.

- Fabrizio Silei -

mercoledì 23 marzo 2011

A Hard Rain's A-gonna Fall

Oh, where have you been, my blue-eyed son?
Oh, where have you been, my darling young one?
I've stumbled on the side of twelve misty mountains,
I've walked and I've crawled on six crooked highways,
I've stepped in the middle of seven sad forests,
I've been out in front of a dozen dead oceans,
I've been ten thousand miles in the mouth of a graveyard,
And it's a hard, and it's a hard, it's a hard, and it's a hard,
And it's a hard rain's a-gonna fall.

Oh, what did you see, my blue-eyed son?
Oh, what did you see, my darling young one?
I saw a newborn baby with wild wolves all around it
I saw a highway of diamonds with nobody on it,
I saw a black branch with blood that kept drippin',
I saw a room full of men with their hammers a-bleedin',
I saw a white ladder all covered with water,
I saw ten thousand talkers whose tongues were all broken,
I saw guns and sharp swords in the hands of young children,
And it's a hard, and it's a hard, it's a hard, it's a hard,
And it's a hard rain's a-gonna fall.

And what did you hear, my blue-eyed son?
And what did you hear, my darling young one?
I heard the sound of a thunder, it roared out a warnin',
Heard the roar of a wave that could drown the whole world,
Heard one hundred drummers whose hands were a-blazin',
Heard ten thousand whisperin' and nobody listenin',
Heard one person starve, I heard many people laughin',
Heard the song of a poet who died in the gutter,
Heard the sound of a clown who cried in the alley,
And it's a hard, and it's a hard, it's a hard, it's a hard,
And it's a hard rain's a-gonna fall.

Oh, who did you meet, my blue-eyed son?
Who did you meet, my darling young one?
I met a young child beside a dead pony,
I met a white man who walked a black dog,
I met a young woman whose body was burning,
I met a young girl, she gave me a rainbow,
I met one man who was wounded in love,
I met another man who was wounded with hatred,
And it's a hard, it's a hard, it's a hard, it's a hard,
It's a hard rain's a-gonna fall.

Oh, what'll you do now, my blue-eyed son?
Oh, what'll you do now, my darling young one?
I'm a-goin' back out 'fore the rain starts a-fallin',
I'll walk to the depths of the deepest black forest,
Where the people are many and their hands are all empty,
Where the pellets of poison are flooding their waters,
Where the home in the valley meets the damp dirty prison,
Where the executioner's face is always well hidden,
Where hunger is ugly, where souls are forgotten,
Where black is the color, where none is the number,
And I'll tell it and think it and speak it and breathe it,
And reflect it from the mountain so all souls can see it,
Then I'll stand on the ocean until I start sinkin',
But I'll know my song well before I start singin',
And it's a hard, it's a hard, it's a hard, it's a hard,
It's a hard rain's a-gonna fall.

- Bob Dylan -

venerdì 18 marzo 2011

Così dice il Signore: «Non digiunate più come fate oggi, così da fare udire in alto il vostro chiasso. È forse come questo il digiuno che bramo, il giorno in cui l’uomo si mortifica? Piegare come un giunco il proprio capo, usare sacco e cenere per letto, forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore? Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti? Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà. Allora invocherai e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”. Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se aprirai il tuo cuore all’affamato, se sazierai l’afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio. Ti guiderà sempre il Signore, ti sazierà in terreni aridi, rinvigorirà le tue ossa; sarai come un giardino irrigato e come una sorgente le cui acque non inaridiscono. La tua gente riedificherà le rovine antiche, ricostruirai le fondamenta di trascorse generazioni».

- Isaia 58, 4b-12b -

giovedì 17 marzo 2011

Inno di Mameli


Fratelli d'Italia
L'Italia s'è desta,
Dell'elmo di Scipio
S'è cinta la testa.
Dov'è la Vittoria?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò!

Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi.
Raccolgaci un'unica
Bandiera, una speme:
Di fonderci insieme
Già l'ora suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò!

Uniamoci, amiamoci,
l'Unione, e l'amore
Rivelano ai Popoli
Le vie del Signore;
Giuriamo far libero
Il suolo natìo:
Uniti per Dio
Chi vincer ci può?
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò!

Dall'Alpi a Sicilia
Dovunque è Legnano,
Ogn'uom di Ferruccio
Ha il core, ha la mano,
I bimbi d'Italia
Si chiaman Balilla,
Il suon d'ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò!

Son giunchi che piegano
Le spade vendute:
Già l'Aquila d'Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d'Italia,
Il sangue Polacco,
Bevé, col cosacco,
Ma il cor le bruciò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò!

- Goffredo Mameli -



 

domenica 13 marzo 2011


Vai in pace in mezzo al rumore e alla confusione, e ricorda quale pace può esserci nel silenzio. Per quanto possibile, ma senza resa, sii in buoni rapporti con tutte le persone, dì tranquillamente e chiaramente la tua verità; e ascolta gli altri, perfino gli ottusi e gli ignoranti, anche essi hanno la loro storia.
Evita le persone forti e aggressive, esse sono opprimenti per lo spirito.
Se ti paragoni agli altri, potresti considerarti inutile e sgradevole, ma sempre ci saranno persone più grandi o meno di te stesso.
Goditi i tuoi successi così come i tuoi progetti. Conserva l'interesse per la tua carriera per quanto modesta possa essere, è una realtà, che nel tempo, le fortune cambiano.
Opera con cautela nei tuoi affari, perché il mondo è pieno di inganni, ma non lasciare che questo ti renda cieco di fronte alle virtù esistenti; molte persone combattono per alti ideali, e dovunque, la vita, è piena di atti di eroismo. 
Sii te stesso. E, principalmente, non fingere nell'affetto, nessuno è cinico nei confronti dell'amore, perché a dispetto di aridità e disillusioni, esso è perenne come l'erba.
Prendi con dolcezza l'esperienza degli anni, lasciando andare, garbatamente, le cose della giovinezza.
Rafforza il tuo spirito per difenderti dalle sventure improvvise, ma non affliggerti con fantasie oscure,
molte paure sono figlie della fatica e della solitudine. 
Al di là di una sana disciplina, sii gentile con te stesso.
Tu sei figlio dell'universo, non meno degli alberi e delle stelle e hai il diritto di stare qui; e che ti sia chiaro o meno, non c'è dubbio che l'universo si stia dispiegando come dovrebbe.
Perciò sii in pace con dio, comunque tu lo concepisca, e qualunque siano il tuo lavoro e le tue aspirazioni nella rumorosa confusione della vita, conserva la pace nella tua anima.
Pur con tutte le sue illusioni, le miserie e i sogni infranti, è ancora un mondo meraviglioso.
Sorridi. Cerca di essere felice.

- Max Ehrmann -

giovedì 10 marzo 2011

Leningrad

 

Ленинград

Я вернулся в мой город, знакомый до слез, 
До прожилок, до детских припухлых желез.

Ты вернулся сюда, так глотай же скорей 
Рыбий жир ленинградских речных фонарей,

Узнавай же скорее декабрьский денек, 
Где к зловещему дегтю подмешан желток.

Петербург! я еще не хочу умирать! 
У тебя телефонов моих номера.

Петербург! У меня еще есть адреса,
По которым найду мертвецов голоса.

Я на лестнице черной живу, и в висок 
Ударяет мне вырванный с мясом звонок,

И всю ночь напролет жду гостей дорогих, 
Шевеля кандалами цепочек дверных.
- Осип Эмильевич Мандельштам -





Leningrado


Tornai alla mia città, che conosco fino alle lacrime,
fino alle vene, fino alle ghiandole ingrossate dei bambini.

Sei tornato qui, allora ingoia in fretta
l'olio di fegato di merluzzo dei lampi lungo il fiume di Leningrado,

riconosci subito le brevi giornate di dicembre,
dove con l'infimo catrame si mischia il rosso d'uovo.

Pietroburgo! non voglio ancora morire!
Tu hai ancora i miei numeri di telefono.

Pietroburgo! Ho ancora gli indirizzi,
tra cui ritrovo le voci dei morti.

Vivo su una scala di servizio, nelle mie tempie
risuona il campanello strappato con la carne,

e per tutta la notte aspetto cari ospiti,
scuotendo come ceppi le catenelle delle porte.

- Osip Emil'evič Mandel'štam -

lunedì 7 marzo 2011

Non me lo so spiegare


Un po’ mi manca l’aria che tirava
O semplicemente la tua bianca schiena..nananana
E quell’orologio non girava
Stava fermo sempre da mattina a sera.
come me lui ti fissava
Io non piango mai per te
Non farò niente di simile...nononono
Si, lo ammetto, un po’ ti penso
Ma mi scanso
Non mi tocchi più 

Solo che pensavo a quanto è inutile farneticare
E credere di stare bene quando è inverno e te
Togli le tue mani calde
Non mi abbracci e mi ripeti che son grande,
mi ricordi che rivivo in tante cose...nananana
Case, libri, auto, viaggi, fogli di giornale
Che anche se non valgo niente perlomeno a te
Ti permetto di sognare
E se hai voglia, di lasciarti camminare
Scusa, sai, non ti vorrei mai disturbare
Ma vuoi dirmi come questo può finire?
Non me lo so spiegare
Io non me lo so spiegare

La notte fonda e la luna piena
Ci offrivano da dono solo l’atmosfera
Ma l’amavo e l’amo ancora
Ogni dettaglio è aria che mi manca
E se sto così..sarà la primavera..
Ma non regge più la scusa no...

Solo che pensavo a quanto è inutile farneticare
E credere di stare bene quando è inverno e te
Togli le tue mani calde
Non mi abbracci e mi ripeti che son grande,
mi ricordi che rivivo in tante cose...nananana
Case, libri, auto, viaggi, fogli di giornale
Che anche se non valgo niente perlomeno a te
Ti permetto di sognare...

Solo che pensavo a quanto è inutile farneticare
E credere di stare bene quando è inverno e te
Togli le tue mani calde
Non mi abbracci e mi ripeti che son grande,
mi ricordi che rivivo in tante cose...nananana
Case, libri, auto, viaggi, fogli di giornale
Che anche se non valgo niente perlomeno a te
Ti permetto di sognare
E se hai voglia, di lasciarti camminare
Scusa, sai, non ti vorrei mai disturbare
Ma vuoi dirmi come questo può finire?

- Tiziano Ferro -

sabato 5 marzo 2011

Chiamami ancora amore

E per la barca che è volata in cielo
che i bimbi ancora stavano a giocare
che gli avrei regalato il mare intero
pur di vedermeli arrivare

Per il poeta che non può cantare
per l’operaio che ha perso il suo lavoro
per chi ha vent’anni e se ne sta a morire
in un deserto come in un porcile
e per tutti i ragazzi e le ragazze
che difendono un libro, un libro vero
così belli a gridare nelle piazze
perché stanno uccidendoci il pensiero

per il bastardo che sta sempre al sole
per il vigliacco che nasconde il cuore
per la nostra memoria gettata al vento
da questi signori del dolore

Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Che questa maledetta notte
dovrà pur finire
perché la riempiremo noi da qui
di musica e di parole

Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
In questo disperato sogno
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
anche restasse un solo uomo

Chiamami ancora amore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore

Perché le idee sono come farfalle
che non puoi togliergli le ali
perché le idee sono come le stelle
che non le spengono i temporali
perché le idee sono voci di madre
che credevano di avere perso
e sono come il sorriso di Dio
in questo sputo di universo

Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Che questa maledetta notte
dovrà pur finire
perché la riempiremo noi da qui
di musica e parole

Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Continua a scrivere la vita
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
che è così vera in ogni uomo

Chiamami ancora amore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore

Che questa maledetta notte
dovrà pur finire
perché la riempiremo noi da qui
di musica e parole

Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
In questo disperato sogno
tra il silenzio e il tuono
difendi questa umanità
anche restasse un solo uomo

Chiamami ancora amore
Chiamami ancora amore
Chiamami sempre amore
Perché noi siamo amore

- Roberto Vecchioni -