giovedì 10 febbraio 2011

Foibe, si celebra il giorno del ricordo - Napolitano: mai ostaggi del passato

Manifestazioni in tutta Italia per le vittime del dramma istriano

Il presidente della Repubblica celebra al Quirinale il Giorno del Ricordo e, pensando alle vittime delle Foibe, spiega che “in ciascun paese si ha il dovere di coltivare le proprie memorie, di non cancellare le tracce delle sofferenze subite dal proprio popolo” ma “l’essenziale è non restare ostaggi nè in Italia nè in Slovenia nè in Croazia degli eventi laceranti del passato”. Insomma, posta fine “a ogni residua congiura del silenzio, a ogni forma di rimozione diplomatica o di ingiustificabile dimenticanza” “possiamo finalmente guardare avanti, costruire e fare progredire una prospettiva di feconda collaborazione sulle diverse sponde dell’Adriatico”.
Parole di apprezzamento da parte del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nei confronti del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, che stamani ha rappresentato stamani il governo alla cerimonia in Quirinale il ricordo delle vittime delle foibe. Letta ha prima consegnato le medaglie ai familiari delle vittime e poi all’inizio della celebrazioni nel salone delle feste ha fatto un breve discorso ricordo l’importanza di questa memoria. Il capo dello Stato ha elogiato il sottosegretario che ha presieduto “con senso di viva partecipazione alla significativa consegna delle medaglie”. “Vorrei concludere – ha aggiunto Napolitano – esprimendo il mio apprezzamento per la sintonia con il governo quale si è espressa nello schietto intervento del sottosegretario Letta”.

«Anche quest’anno la data del 10 febbraio ci riporta alla memoria uno dei capitoli più dolorosi della storia d’Italia: il massacro di migliaia di italiani trucidati nelle foibe e il dramma smisurato e silenzioso di centinaia di migliaia di nostri connazionali, profughi istriani, fiumani e dalmati». È quanto dichiara il presidente del Senato, Renato Schifani, in occasione del Giorno del ricordo.
«Gli uni perirono vittime dell’odio etnico, gli altri, dopo secoli nei quali la presenza italiana aveva contribuito a forgiare la cultura e il volto della sponda orientale dell’Adriatico, furono costretti a lasciare la loro terra, la terra dei loro padri, verso un destino ignoto in una madre patria che non sempre ha compreso appieno la loro sofferenza. Là dove aveva sventolato il tricolore -aggiunge Schifani- si allungò un’ombra di morte e di sofferenza; là dove la pacifica convivenza era possibile, le ragioni cieche del nazionalismo e dell’ideologia seminarono divisione e cruento oblìo». «Che la tragedia di una terra e di un popolo non sia dimenticata. Che un’Europa finalmente libera dalle contrapposizioni etniche e dal desiderio di vendetta possa essere la patria comune nel cui seno -conclude il presidente del Senato- le due sponde dell’Adriatico ricordino la loro storia con la serenità e la forza di chi respinge convintamente il male del proprio passato e, forte della propria memoria, guarda all’avvenire con ottimismo».

[La Stampa]

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