martedì 26 aprile 2011

Inferno e Paradiso

Un sant'uomo ebbe un giorno a conversare con Dio e gli chiese: «Signore, mi piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l'Inferno». 
Dio condusse il sant'uomo verso due porte. Ne aprì una e gli permise di guardare all'interno.
C'era una grandissima tavola rotonda.
Al centro della tavola si trovava un grandissimo recipiente contenente cibo dal profumo delizioso.
Il sant' uomo sentì l'acquolina in bocca.
Le persone sedute attorno al tavolo erano magre, dall'aspetto livido e malato. Avevano tutti l'aria affamata.
Avevano dei cucchiai dai manici lunghissimi, attaccati alle loro braccia.
Tutti potevano raggiungere il piatto di cibo e raccoglierne un po', ma poiché il manico del cucchiaio era più lungo del loro braccio non potevano accostare il cibo alla bocca.
Il sant'uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro sofferenze.
Dio disse: "Hai appena visto l'Inferno".
 
Dio e l'uomo si diressero verso la seconda porta. Dio l'aprì.
 La scena che l'uomo vide era identica alla precedente. 
C'era la grande tavola rotonda, il recipiente che gli fece venire l'acquolina.
 Le persone intorno alla tavola avevano anch'esse i cucchiai dai lunghi manici.
Questa volta, però, erano ben nutrite, felici e conversavano tra di loro sorridendo.
 Il sant'uomo disse a Dio : «Non capisco!»
 - E' semplice, - rispose Dio, - essi hanno imparato che il manico del cucchiaio troppo lungo, non consente di nutrire se stessi....ma permette di nutrire il proprio vicino. Perciò hanno imparato a nutrirsi gli uni con gli altri! Quelli dell'altra tavola, invece, non pensano che a loro stessi...
 
Inferno e Paradiso sono uguali nella struttura...La differenza la portiamo dentro di noi.

 Mi permetto di aggiungere...
"Sulla terra c'è abbastanza per soddisfare i bisogni di tutti ma non per soddisfare l'ingordigia di pochi. I nostri
pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni.
 Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo".


-Mahatma Gandhi-

domenica 24 aprile 2011

Buona Pasqua


Ma adesso che viene la sera ed il
buio
mi toglie il dolore dagli occhi
e scivola il sole al di là
delle dune

a violentare altre notti:
io nel vedere
quest’uomo che muore,

madre, io provo dolore.
Nella pietà che
non cede al rancore,

madre, ho imparato l’amore…

 
Da "Il testamento di Tito" di Fabrizio De André


martedì 12 aprile 2011

Perché ti amo


Perché ti amo, di notte son venuto da te
così impetuoso e titubante
e tu non me potrai più dimenticare
l' anima tua son venuto a rubare.

Ora lei è mia - del tutto mi appartiene
nel male e nel bene,
dal mio impetuoso e ardito amare
nessun angelo ti potrà salvare.

- Herman Hesse -